IQNA

L’Islam e la donna

6:07 - September 18, 2021
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Iqna - Riportiamo la trascrizione dell’intervento tenuto dalla sorella Farzane Gholami, a nome dell’Associazione Islamica Imam Mahdi (aj), nel corso della conferenza “L’Islam e la donna” organizzata dall’Associazione Culturale Raido a Roma il 12 Maggio 2011, con la partecipazione dello scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco

L’Islam e la donna

 

Per poter comprendere la posizione, il rango e la funzione della donna nell’Islam, è necessario fare una breve introduzione rispetto all’Islam stesso, ed alla creazione dell’essere umano e all’obiettivo di questa creazione dal punto di vista islamico.

L’Islam si presenta come la forma finale e completa delle diverse forme tradizionali e rivelazioni celesti discese nel corso della storia. L’Islam difatti non nasce, come alcuni credono, con l’inizio della missione del Profeta Muhammad (conosciuto in Occidente con il nomignolo offensivo di Maometto), ma con la creazione stessa dell’umanità, e considera ogni portatore del vero, del bello e del buono come un messaggero, un inviato di Dio Altissimo, per guidare l’essere umano verso il fine e l’obiettivo della sua vita. Ogni profeta e inviato divino non ha infatti portato o fondato una nuova religione, ma semplicemente svelato e riaffermato verità eterne, che appartengono alla natura stessa dell’essere umano. L’Islam possiede quindi una visione del mondo, un’etica e una prassi il cui obiettivo è guidare l’essere umano verso l’alto, liberandolo dalle passioni terrene ed animali e mostrandogli una via che gli permette di acquisire qualità ed attributi divini.

Come dice il Sacro Corano Iddio ha creato l’essere umano affinché Lo adorasse. Questo “adorarLo” (li ya’budun) secondo le Tradizioni islamiche significa conoscerLo (li ya’rifun): conoscere Dio, la gnosi. Il fine dell’essere umano in questa vita transitoria e terrena è quindi quello di adorare e conoscere Dio. Si tratta di un viaggio spirituale, di un percorso metafisico che permette all’anima dell’essere umano di purificarsi, abbandonare il mondo delle tenebre ed entrare in quello di luce, avvicinarsi a Dio, raggiungere la Verità Unica, la Fonte dell’esistenza, in una sola parola, la perfezione. Si tratta di passare dal più basso livello di esistenza, quello che l’uomo si trova ad occupare in questo basso mondo (dunya), ai mondi superiori, ai livelli più alti. Ogni precetto, norma o insegnamento islamico possiedono questo obiettivo e chi vuole giudicare o analizzare alcuni precetti o insegnamenti separandoli da questa premessa, o senza conoscerla, difficilmente comprenderà la filosofia per i quali sono stati presentati, né gli obiettivi divini e celesti che possiedono.

Sia l’uomo che la donna sono stati creati per questo motivo, e il fine vero ed ultimo della loro vita e della loro creazione è identico; ed entrambi – senza eccezioni – possono raggiungere i massimi livelli e stazioni, arrivare alla perfezione, alla realizzazione spirituale.

L’uomo e la donna possiedono però differenti caratteristiche, una differente natura, inclinazioni e disposizioni diverse, ed è tenendo conto di queste differenze che la Legge Sacra, la Shariah, ha stabilito delle particolari e specifiche norme e disposizioni per l’uno e per l’altro. Non si tratta di affermare la superiorità dell’uno rispetto all’altro, di favorire uno a svantaggio dall’altro, ma di permettere ad entrambi di percorrere un cammino di perfezionamento, ognuno in base alle proprie caratteristiche, alla propria natura e alle proprie potenzialità.

Dio dice nel Sacro Corano: “Non vi ho creato se non per adorarMi” (51: 56) come abbiamo detto. Non possiamo adorarLo senza conoscerLo, nè conoscerLo senza adorarLo. E un hadith, un detto, del Profeta Muhammad (S) dice: “Chi conosce sé stesso, conosce il suo Signore”. (Mizan al-Hikmah, vol. 6, p. 142, n. 11923, riportato da Ghurar al-Hikam. Cfr. Anche Bihar al-Anwar, Muhammad Baqir Majlisi, vol. 2, p. 32, n. 22 e vol. 95, p. 456, n. 1)

Dobbiamo quindi sapere chi siamo e quali sono le nostre potenzialità per poter percorrere la via della perfezione. La conoscenza di noi stessi è intimamente legata alla conoscenza dell’Infinito, dell’Assoluto. Il Corano insiste molto su questo aspetto (cfr. ad esempio 5: 105; 41: 53; 51: 20-21; 59: 19)

Il Sacro Corano afferma ancora: “Ha insufflato in lui del Suo Spirito” (15: 29; 32: 9)

Dunque l’essere umano potenzialmente possiede gli attributi di Dio. L’obiettivo quindi è realizzarli, metterli in atto. Quando parliamo del miglioramento e della perfezione dell’essere umano stiamo in realtà parlando del suo spirito, perché è lo spirito che raggiunge la vita eterna. È lo spirito che può elevarsi fino alla perfezione.

E lo spirito (ruh) non è maschio o femmina. Lo spirito è l’essenza dell’essere umano con cui Dio ci ha creato, ed è identico per l’uomo e per la donna.

Quindi secondo l’Islam non c’è differenza tra l’uomo e la donna per quanto riguarda lo spirito. Il Generoso Corano, per chiarire questo fatto, in moltissimi versetti menziona appositamente insieme uomini e donne per far capire che non ci sono differenze tra di loro per quanto riguarda lo sviluppo spirituale, che entrambi possono raggiungere la prossimità divina (cfr. ad esempio Sacro Corano: 3: 195; 9:71-72; 16:97; 24:30-31; 33:35; 60:12). 

Lo spirito però, in questa fase del suo cammino che è quello terreno, deve usare un mezzo. Questo mezzo è il corpo.

Le differenze fisiche tra la donna e l’uomo sono evidenti. Sono abbastanza chiare anche le differenze psicologiche tra i due sessi, anche se alcuni in nome di una presunta “uguaglianza”, cercano di negare anche l’evidenza, allontanando l’essere umano dalla sua natura e deviandolo dal suo cammino spirituale. Oramai non solo vengono negate le differenze fisiche, emotive e psicologiche tra la donna e l’uomo, ma hanno anche creato un terzo sesso, metà donna e metà uomo, e ci vogliono costringere a negare persino ciò che vedono i nostri occhi. Gli uomini si truccano come le donne e le donne si vestono e si comportano come gli uomini. Questa tendenza è molto grave e nell’Islam è riportata anche come un segno degli ultimi tempi (cfr. Kamaluddin, vol. 1, pag. 331).

L’esistenza di due sessi differenti, dell’uomo e della donna, non è di certo casuale o accidentale. Sempre nel Corano leggiamo che Dio afferma esplicitamente di averci creati come coppia, specificando come l’unico metro di giudizio, che vale per ogni differenza in natura esistente tra gli esseri umani, è il timore di Dio, la fede, il livello spirituale raggiunto. Dio dice nel Corano: “O uomini, in verità Noi vi abbiamo creato maschio o femmina. Il più nobile fra voi, ai Nostri occhi è colui che più teme Dio”. (49: 13)

Abbiamo detto che l’essere umano possiede potenzialmente tutti gli attributi dell’Essere Perfetto. La differenza, secondo l’Islam, è nella manifestazione di questi attributi nella donna e nell’uomo.

L’uomo manifesta la Potenza Divina e la donna la Bellezza Divina, anche se entrambi possiedono in loro stessi, comunque, sia la Potenza che la Bellezza; ma in ognuno prevale un attributo di Dio. Possiamo dire che la bellezza dell’uomo è nella sua potenza, e la potenza della donna è nella sua bellezza.

Questa distinzione non è l’elogio di uno o il rimprovero dell’altro, ma costituisce soltanto una linea guida per ognuno di loro affinché sappia qual è il modo giusto per percorrere la via della perfezione, una via che devono percorrere tutti e due, e insieme. Se non avessero dovuto percorrerla insieme, Dio non li avrebbe creati in coppia, ma avrebbe creato un’unica specie.

Nella Legge divina (la Shariah) la coppia è immaginabile solo all’interno della famiglia, come marito e moglie. Quindi la famiglia, avendo la funzione di base della formazione dell’essere umano, gode di una grande considerazione ed importanza e per questo la Shariah, la Legge sacra, comprende diverse norme e leggi per proteggerne l’integrità e la sacralità.

Nella famiglia ognuno ha il suo ruolo, corrispondente alla propria natura. L’uomo essendo più forte ha il ruolo di mantenere, difendere e proteggere la famiglia dall’esterno. La donna invece, manifestando più la bellezza, la misericordia e l’amore divino, ha il ruolo di dirigere la famiglia dall’interno, creando un clima di amore e di serenità in cui possano crescere insieme spiritualmente, possano educare e dare un giusta formazione ed istruzione ai figli e prepararli al loro cammino spirituale. La funzione della donna e dell’uomo, sia nella vita privata che in quella sociale, è di perfetta complementarietà. L’uno ha bisogno dell’altro, e questo non solo nel soddisfare i propri bisogni fisici, o sentimentali, ma anche e soprattutto per percorrere insieme, aiutandosi reciprocamente, il sentiero verso la Verità, verso Dio.

L’educazione dei figli è affidata principalmente alla donna; per questo il ruolo della madre ha una grande importanza nell’Islam ed è il ruolo principale della donna. Ci sono moltissimi versetti e Tradizioni dedicati a questo.

Ovviamente tutta una serie di pratiche religiose e spirituali, quali la Preghiera, il digiuno, il Pellegrinaggio, le invocazioni, le veglie notturne, la carità, l’autodisciplina, la recitazione del Corano, il Ricordo di Dio, sono prescritte e consigliate tanto all’uomo quanto alla donna. Ma la valorizzazione e sacralizzazione di alcuni aspetti specifici della femminilità, della natura e predisposizioni della donna, emerge chiaramente da alcune Tradizioni.

Il concetto di adorazione, a cui abbiamo accennato all’inizio, che è il fine della creazione dell’essere umano, è intimamente legato alla conoscenza di Dio, alla gnosi. Ma questo concetto di adorazione, ibadat in arabo, è molto più ampio di quanto il termine italiano possa lasciare pensare. Istintivamente, se associato all’Islam, la mente corre alla Preghiera, o al digiuno, o alla recitazione del Corano. Ma adorare è molto più di tutto ciò e costituisce la via di realizzazione islamica. Contemplare il creato o riflettere sull’Assoluto vengono ritenuti degli atti di adorazione. Ricercare la conoscenza o aiutare le persone, sono altri atti di adorazione. Questo perché se un atto viene realizzato con sincerità e purezza, e per adempiere alla volontà di Dio, e quindi all’interno della Legge sacra, diventa esso stesso sacro, un passo verso l’alto, un avanzamento nel cammino verso la Verità. Alcuni di essi sono specifici dell’uomo ed altri della donna. Per l’uomo, ad esempio, lavorare in modo lecito per mantenere la famiglia ed essere indipendente, è ritenuto uno dei grandi atti di adorazione. Per la donna, la cura della casa, la sua protezione, il creare un clima di tranquillità e serenità al suo interno, la gravidanza, il parto, l’allattamento, lo svezzamento, l’educazione e cura dei figli, sono altrettanti atti di adorazione. Azioni che possono sembrare apparentemente come terrene, non direttamente collegate con il mondo metafisico, ma se compiute lungo il sentiero della volontà divina, assumono un ruolo spirituale, diventano sacre. 

Il Profeta (S) dice: “Il lavoro e lo sforzo che ogni donna compie all’interno della casa saranno ricompensati da Dio in maniera uguale ai martiri e ai combattenti”.

Il Profeta (S) dice ancora: “Il merito della donna durante la gravidanza, il parto e all’allattamento è pari a un uomo che compie il jihad (combatte sulla via di Dio) e se la donna muore in tale periodo raggiunge lo stesso grado di martire (il più alto grado nell’Islam)”. (Makarim al-Akhlaq, pag. 238)

Il Profeta (S): “La donna gravida è come chi digiuna di giorno, veglia in preghiera e combatte sulla via di Dio con la propria vita e i propri averi. Quando poi partorisce ottiene un merito così grande da non poter essere da lei conosciuto. Quando invece allatta, per ogni poppata di latte ottiene una ricompensa pari a quella che si riceve liberando uno schiavo tra i discendenti di Ismaele. Quando infine finisce il periodo di allattamento, uno dei grandi angeli le dice ‘Riprendi le tue azioni daccapo, sei stata perdonata di tutti i tuoi peccati minori’”. (al-Kafi, vol. 5, pag. 496) 

Secondo l’Islam ci sono alcuni momenti di particolare benedizione in cui le invocazioni di un credente vengono esaudite: uno di questi momenti è proprio quello del parto, in cui tutte le invocazioni della donna vengono esaudite.

E’ per questo che l’Imam Khomeyni ha paragonato il ruolo e la funzione della donna al Corano, evidenziando che la donna – come il Sacro Corano – ha la funzione di formare ed educare le persone. Si tratta di un compito di importanza assoluta, centrale, nel creare degli esseri umani nel senso reale e completo.  Una Tradizione del Profeta (S) dice: “Il paradiso è ai piedi della madre”. (Kanzu-l-Ummal, vol. 16, pag. 261)

Per comprendere l’importanza e la posizione della madre nell’Islam, oltre agli ahadith citati sopra, è bene ricordare questo. Una persona andò dal Profeta (S) e gli chiese: “Quale è la persona che devo rispettare di più?” “Tua madre”, rispose il Profeta (S). “E poi?” “Tua madre”. “E poi?” “Tua madre”. “E poi?” “Tuo padre”. (Bihar al-Anwar, Vol. 74, pag. 49 e al-Kafi, vol. 2, pag. 159-160).

 

Emancipazione

In Occidente invece (e con Occidente non intendiamo una delimitata zona geografica o tipo umano, ma quella visione del mondo e della vita sorta abbastanza recentemente e che ormai ha purtroppo raggiunto ogni angolo della terra), con il cosiddetto ‘movimento di emancipazione femminile’, si è cercato di minimizzare e ridurre sempre di più l’importanza e il valore dell’essere madre e moglie, affermando che questa sarebbe una limitazione della donna, che invece deve avere funzioni più importanti. Così facendo l’hanno allontanata dal suo istinto e dalla sua natura, l’hanno gettata fuori dalla casa e dalla famiglia e l’hanno forzatamente assimilata sempre di più all’uomo. Di conseguenza il fondamento della famiglia, basato sul ruolo della donna, è stato indebolito e presto sono state visibili anche le gravi conseguenze sulla società. Invece di liberare la donna, questa visione e questo movimento di “emancipazione” costituiscono un tradimento della natura umana e soprattutto della donna stessa.

Il ruolo imprescindibile della madre, ad esempio, nello sviluppo, educazione e crescita sana di un bambino, è riconosciuto non solo da tutte le società tradizionali, ma anche dai più fini studiosi occidentali moderni, che sostengono l’importanza della cura e della crescita dei figli, in particolar modo nei primi mesi ed anni della vita. Secondo gli psicologi moderni, il bambino apprende più nei primi due anni di esistenza che nel corso dell’intera vita! E questo difficile e importantissimo compito è affidato alla donna.

Anche il periodo di gravidanza ha una grande influenza nell’educazione del bambino. Nell’Islam ci sono dei consigli, delle prescrizioni e delle invocazioni da fare anche durante la gravidanza, e ci sono consigli persino su cosa mangiare affinché il bambino nasca sano e forte e soprattutto già preparato per iniziare il suo cammino verso la Verità. Perché anche il cibo che mangiamo influenza la nostra anima. Gli scienziati hanno scoperto che anche il feto è in grado di imparare e consigliano di fargli ascoltare la musica classica. Mentre l’Islam, che ha già ben preciso il disegno della vita umana, consiglia per esempio alla madre di recitare il Corano e alcune invocazioni mettendo la mano sul pancione e accarezzando il bambino, come quasi per insegnargli già a pregare.

Partorire, che è in realtà dare vita ad un’altra creatura, è prerogativa femminile. Uno degli attributi di Dio presente solo nella donna. Il corpo di un uomo, nonostante sia considerato più forte in certi aspetti, non avrebbe mai resistito alla sofferenza della gravidanza e del parto. Tale resistenza e pazienza sono delle doti concesse da Dio solamente alla donna.

Lo stesso vale per l’allattamento. Anche l’allattamento è molto importante nell’Islam. Il latte materno non è solo l’alimento perfetto per la crescita del bambino ma ha anche grandi influenze spirituali sul neonato. Quindi l’Islam ha degli insegnamenti anche su come allattare il bambino e come svezzarlo.

Per esempio consiglia alla madre di essere calma e serena quando vuole allattare il suo bambino, di fare prima le abluzioni rituali, di iniziare ad allattarlo col Nome di Dio e di guardalo ed accarezzarlo mentre lo allatta.

L’allattamento non è solo un nutrimento materiale ma crea un rapporto di amore e affetto tra madre e bambino che non è sostituibile con nessuna altra cosa. C’è una bella differenza tra un bambino nutrito da un biberon freddo di plastica o vetro, lasciato da solo a finire il latte, con un bambino, preso in braccio dalla propria madre, che sente il calore del corpo e i battito del cuore della madre per tutto il tempo in cui si nutre.

Solo la madre può creare questo tipo di rapporto con il proprio figlio e dargli gli insegnamenti e le preparazioni giuste per aiutarlo nel suo cammino. La società moderna invece porta la madre fuori dalla casa, o per esigenze economiche – che sono sempre causate dal tipo di vita tipico del mondo moderno – o con delle illusioni del tipo: “la donna è sprecata solo facendo la madre ecc..”. Così la allontana dal proprio figlio e lo affida a persone estranee per educarlo.

In una cultura in cui i concetti di anima e di spirito vengono considerati insignificanti, o “favole per bambini e anziani”, l’essere umano viene degradato al livello di un animale, e non credendo alla spiritualità ed a una vita eterna, tutto finisce con la morte, con questa vita terrena. Quindi il corpo diventa il centro di tutte le attenzioni e non rimane altra meta, altro fine, del cercare di trarre il massimo godimento e piacere carnale, prima che si esauriscano i nostri giorni.

L’anima e lo spirito non hanno valore e non esiste un obiettivo ultraterreno. L’essere umano crede che la vita si esaurisca in alcune decine di anni e deve goderne al massimo. E la donna, per le caratteristiche che la contraddistinguono, diventa la prima vittima di questa filosofia della vita. La donna svestita non è stata spogliata solo dei suoi panni materiali ma anche dai suoi valori etici e spirituali.

La cultura islamica diventa perciò un ostacolo al tentativo di ‘esportare’, ed imporre, questo modello e questa visione nel mondo già applicati in Occidente. Con i suoi valori etici e spirituali l’Islam dona all’essere umano una forte e solida fede in piani superiori alla semplice vita mondana e soprattutto propone un modello pratico per raggiungere la perfezione della vita eterna, per ricongiungersi al Principio Unico.

Essendo la famiglia il centro di ogni società tradizionale, e vista la sacralità e importanza che essa ricopre nell’Islam, le forze della Sovversione hanno puntato la loro attenzione sul ruolo centrale della donna musulmana, e con lo slogan della “libertà” per la donna, la vogliono spogliare di tutti i suoi valori spirituali, etici, culturali e religiosi, privandola della sua vera femminilità e natura, trasformandola in un oggetto ad una sola dimensione, quella carnale e fisica, e non in un essere che riflette in tutte le sue dimensioni gli attributi divini. In una società in cui l’attenzione è rivolta solo all’aspetto fisico, la donna non è altro che un corpo. Il suo valore equivale al valore del suo corpo e al piacere che può dare. Se una donna non esibisce il suo corpo in questa civiltà e società, cosa le rimane? E se non viene vista, quale altro valore possiede? Tutta la sua esistenza è limitata all’essere vista e valutata con gli occhi del compratore. Se Cartesio ha detto “io penso e quindi sono”, la donna nella presente società occidentale e in tutte quelle occidentalizzate non ha altra scelta che dire “io vengo vista quindi sono”.

Vorrei comunque specificare che sebbene l’Islam dia preminenza all’anima ed allo spirito, ed alla loro protezione e innalzamento, non per questo degrada o trascura il corpo, né tanto meno ha una visione di contrapposizione tra questi aspetti e realtà. L’Islam, avendo una visione completa e integrale dell’essere umano, riconosce anche l’importanza del corpo, della sua cura, del suo sviluppo, del suo abbellimento, dandogli però il giusto posto nella gerarchia dell’esistenza. Il sesso stesso non viene visto come qualcosa di sporco o impuro, come accade per alcune culture o religioni, ma anzi, se realizzato all’interno della Legge divina, assume una connotazione sacra, e può diventare anch’esso un mezzo per avvicinarsi a Dio.

La donna musulmana ha il dovere di abbellirsi e di soddisfare il suo uomo, cosa che tra l’altro è richiesta all’uomo stesso. La differenza con la visione moderna della donna, è che la donna musulmana si copre da tutti gli altri uomini e mostra le sue bellezze solo al suo uomo, mentre la donna occidentale moderna, in nome della libertà femminile, fa l’esatto contrario!

Sebbene l’Islam enfatizzi e sottolinei il ruolo della donna in qualità di moglie e madre, e ritenga la casa l’ambiente più adatto alla sua natura e caratteristica, non per questo la “rinchiude tra quattro mura”. Essa ha diritto a partecipare a qualsiasi attività sociale, scientifica, culturale, economica, artistica e anche sportiva, se realizzata all’interno della legislazione sacra e rispettando le norme religiose.

 

La libertà

La parola libertà, come molte altre, possiede vari significati ed interpretazioni. Trattare questo argomento in modo specifico richiederebbe molto tempo (consigliamo, per chi volesse approfondire l’argomento, l’opera “L’Islam e la libertà” dell’Ayatullah Mesbah Yazdi, Irfan Edizioni). Bisogna però dare un breve sguardo alla cultura moderna occidentale per capire la radice delle differenze rispetto alla visione islamica del mondo e della vita, ed anche della libertà.

La cultura occidentale moderna si fonda principalmente su tre pilastri, che sono totalmente opposti a quelli che sono invece i tre pilastri fondamentali dell’Islam:

  1. L’umanesimo,che mette l’uomo al centro dell’universo, per cui ciò che è importante è avere una vita piena di comodità e piaceri mentre tutto il resto passa in secondo piano. In una sola parola: l’essere umano diventa Dio e Dio diventa essere umano. L’uomo – preso nella sua concezione più bassa, quello di animale fra gli animali, e non certo di creatura di origine divina, di essere in cui Dio ha insufflato il Suo spirito – deve pensare solamente a se stesso, al proprio piacere e godimento, mentre l’esistenza di Dio o di mondi superiori non lo riguarda; al contrario dell’Islam, in cui Dio è al centro della vita, e tutti i nostri pensieri ed azioni devono ruotare intorno a Lui.
  1. Il secolarismo: Dopo aver messo l’uomo al centro di tutto, Dio, il sacro e i valori dello spirito sono stati rimossi, e la religione diventa allora qualcosa di inutile o marginale, che non ha alcuna influenza sulla vita della persona e della società. Se qualcuno ha un’inclinazione spirituale viene considerato come una specie di poeta o pittore, che a margine della sua vita sceglie di seguire uno stile letterario o artistico a suo gusto. La religione e la sua scelta devono essere rispettate (sebbene anche questo principio è spesso violato!), ma deve essere consapevole che la sua religione deve essere limitata alla moschea, o alla chiesa o tempio, e non deve interferire con la società e con la sua vita sociale.

L’Islam, invece, essendo una tradizione completa e integrale, include tutti gli aspetti e livelli della vita umana e sicuramente l’aspetto sociale è una parte importante della vita dell’essere umano e non può quindi essere trascurato. Per questo nell’Islam abbiamo norme e regole che definiscono la qualità dei rapporti sociali del credente. L’Islam possiede infatti norme e insegnamenti che regolano la vita della persona, da prima della nascita fino a dopo aver lasciato questo basso mondo.

  1. Il liberalismo, secondo cui la fonte dell’autorità e della legge risiede nell’uomo; l’uomo ha quindi il massimo diritto alla libertà e non vi devono essere limitazioni e restrizioni se non strettamente necessarie. Non esistono valori e principi assoluti. Ognuno è libero di essere fedele a un insieme di stili e di usanze individuali o collettive che preferisce, ma non gli è permesso considerare qualcosa del genere come un valore sociale o comunque ciò non deve interferire con la politica, l’economia o la giurisprudenza.

Mentre nell’Islam l’unica autorità è Dio e solo Lui può definire le leggi. Esistono valori assoluti e permanenti dall’inizio della creazione fino alla fine del mondo ed il concetto di bene e male, di verità e falsità, di giustizia e oppressione, non diventa relativo ad una società e ad un’epoca particolare nel corso della storia. Il male non si trasforma in bene solo perché è diffuso o è preferito da una maggioranza di persone! La verità è al di sopra di ogni limite di tempo e spazio.

Quindi anche la libertà assume un significato del tutto diverso rispetto al suo concetto occidentale moderno. Un pensatore musulmano attuale ha scritto: “Gli occidentali credono che il loro sistema e la loro cultura siano fondati sulla libertà, ma tale concezione della libertà ha un significato recente. Nell’epoca che ha preceduto il mondo occidentale, la libertà non aveva il significato di libertà politica, sociale e civile. Dal punto di vista terminologico e teorico i musulmani usavano la parola “falah” che equivale al concetto di “salvezza” nel Medioevo. “Falah” indica un tipo di libertà e salvezza, esprime cioè il senso di liberazione dai vincoli; ma nel mondo antico “falah” significava libertà dai vincoli interiori, cioè dalle tentazioni, dalle brame materiali e dagli ideali terreni. Mentre la libertà nel significato dell’occidente moderno costituisce esattamente il suo opposto: essa implica infatti soltanto una liberazione dai vincoli esterni, indicando che nessuno debba dominare l’individuo tranne l’individuo stesso.” In poche parole, l’individualismo.

Dato che l’Islam ha come obiettivo far raggiungere l’essere umano alla perfezione, alla realizzazione, avvicinarlo a Dio, allora libertà per l’Islam significa assenza di ostacoli lungo questo percorso. Libertà significa cioè che l’essere umano deve avere la possibilità di poter percorrere serenamente il suo percorso spirituale per poter raggiungere il suo obiettivo divino, e qualsiasi ostacolo su questa via, di qualunque natura esso sia, deve essere rimosso. La libertà per la donna musulmana è poter percorrere il proprio percorso di realizzazione in base alla propria natura e caratteristiche innate. Libertà vuol dire rimuovere gli ostacoli e gli impedimenti che la sviano dalla sua femminilità e particolarità. Questa è la vera libertà. Una libertà sacra.

 

 

 

 

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